martedì 26 maggio 2009

Una piccola luce


Il mondo è già andato a dormire, l’unico suono che avverti è il respiro soffuso di tuo fratello, immerso nel suo regno onirico da cui dovrà fare ritorno tra poche ore.

Rimani in ascolto, il rumore del silenzio è assordante, questa sera il sonno ha deciso di non passare, lasciandoti lì a fissare il legno di noce del letto, così decidi di abbandonarti a questa situazione e apri il cancello della mente, permettendole di correre sulle autostrade del pensiero.
Pochi attimi bastano a rivedere una vita, non hai una meta precisa, solo voglia di viaggiare senza soste per sentire l’aria dei ricordi accarezzarti il viso. Talvolta rallenti di fronte ad alcune immagini, un sorrisetto compiaciuto ti si disegna sul volto mentre vedi come sei cambiato nel tempo.

L’immaginazione vaga, e tu con lei, finché una flebile luce azzurra colora il soffitto della stanza. Lo sguardo segue lentamente il fascio luminoso, per poi fermarsi sul cellulare, la sua origine. Svogliato ti alzi, e, gattonando sul letto, raggiungi il telefonino “1 Nuovo messaggio”.
E’ l’una di notte di un’afosa sera di maggio, anche Eolo si sta riposando e non una foglia si muove sugli alberi, e tu, sguardo puntato sul piccolo schermo lucente, leggi il testo di quella lettera stilizzata.

Prima che tu possa realizzare il contenuto di quelle poche parole i battiti aumentano d’intensità, ti sembra stia per esploderti il petto; incredulo lo rileggi, ancora una volta, e ti senti FELICE.
Non è più sangue ciò che ti circola nelle vene, è NOS, non più voce quella che vorresti usare per gridare di gioia, ma un’ESPLOSIONE, l’adrenalina vorrebbe che tu ti scaricassi, vuoi correre, saltare, gridare. La tentazione di svegliare il tuo fratellino giusto per fare qualcosa è forte, ma riesci a contenerla.

Non è una semplice metafora, non è una parola che l’uomo usa per descrivere qualcosa che non vede, TU la vedi, la stai vivendo, l’espressione che ora ti si è stampata in faccia ne è la conferma, FELICITA’.

Ed è bastato così poco per toccarla.

Ti riconcentri sull’apparecchio telefonico, “Rispondi”, e mentre le dita scivolano agilmente sui tasti, riprendi a viaggiare con la fantasia, a sognare luoghi mai visti, situazioni desiderate, persone lontane eppure così vicine.
“Messaggio Inviato”.
Lasci cadere il corpo sul letto, il cellulare ancora in mano, un tonfo sordo accompagna il tuo contatto col materasso, il sorriso, tanto stupido quanto bello, si trova ancora al suo posto e sembra intenzionato a restarci.
Qualche parola, la sorpresa, e un’apatica nottata che avresti dovuto passare in compagnia dei soliti ricordi è diventata teatro di vita.

Una parola esce dalle tue labbra “Grazie”, nessuno l’ha sentita, ma tutti la meritano in quel momento.

La notte deve ancora finire il suo turno di guardia, ma adesso sei lì, sai di esserci. Sai che quel momento, tanto piccolo e solitario, ti appartiene, sai che lo porterai in tasca e lo riguarderai nei momenti tristi.
Sai che questa notte la debole luce di un cellulare ti ha regalato più di quanto ti aspettassi …

Gli occhi si chiudono, non risponderai al messaggio successivo, il sonno ha finalmente bussato alla tua porta, ti addormenti, e il rumore del silenzio non ti sembra più tanto forte …



lunedì 20 aprile 2009

Jio lo Specialone sulle note...




Oggi non parliamo di note musicali, non discutiamo di melodie struggenti ed evocative, bensì di NOTE DISCIPLINARI!




L’indistruttibile stoicità con cui il fato mi rende sempre complice degli eventi negativi della classe è ammirabile, e nonostante la situazione mi vedesse inerme ed intento ad ammirare la goliardia dei miei compagni, alla maniera di un bambino esploratore dei suoi primi anni di vita, la mano forte e cieca della nota disciplinare si chiuse nuovamente a caso, insensibile di ciò che strinse e noncurante della mia buona condotta.




La Dichiarazione, la Nota, la penna che scorre lentamente sul registro, tingendone di rosso sangue le candide cromature.



RIVOLTA!
RIVOLUZIONE!
RIBELLIONE!


Con lo spirito di Danton ci opponiamo a questa decisione, la nota non è meritata, armi contro l’oppressore dello studente!
L’animo infervorito si infiamma di amarezza!
Solamente tre parole riecheggiano durante la quiete che precede la tempesta :
Non Finisce Qui…



domenica 19 aprile 2009

La sottile arte del Ciondolare con stile – Parte I



“La pioggia cadeva incessantemente, quasi intenzionata ad allagare per una seconda volta la Terra, era accompagnata da forti folate che lottavano contro gli scuri delle finestre rendendo cupa e tetra l’atmosfera dentro la locanda. I volti degli avventori erano illuminati in maniera spettrale dalla flebile luce di candele troppo deboli per poter resistere ai rigori di quella serata. Ogni presenza era concentrata sul suo bicchiere, nessuno parlava, l’invisibile fantasma della malinconia sedeva accanto ad ogni cliente per stringerne i cuori in una morsa agghiacciante.

Il cigolio della porta, accompagnato da passi lenti, avvisò i presenti che qualcuno’altro aveva deciso di ristorarsi e trovar riparo dalle forze della natura.
Il forestiero si sedette al bancone, un mantello nero lo copriva interamente, eppure le numerose paia di occhi furono immediatamente catturati da quell’uomo: Cosa aveva di strano? Numerose idee e fantasie cominciarono a farsi spazio,
sgomitando tra i tristi pensieri dei clienti.
L’uomo fece un cenno con la mano ed il barista gli porse un boccale di birra che lui bevve sotto il vigile sguardo della locanda intera.
Il ringraziamento per il barista arrivò insieme al tintinnio dell’oro sul legno del bancone.
Si alzò, lentamente, molto lentamente, era visibilmente alto, spalle larghe e corporatura massiccia, girò su se stesso e si fermò a fissare la stanza buia. Ili volto era coperto dal cappuccio, soltanto gli occhi azzurri
brillavano colpiti da ciò che ormai era il ricordo di una candela.

Fu in quel momento che accadde, i presenti lo raccontano come un evento inimmaginabile: il forestiero si mosse in direzione dei tavoli, il suo modo di camminare aveva qualcosa di particolare, di estraneo ai suoi spettatori, tutti lo capivano ma nessuno riusciva a comprendere cosa fosse....."

-CONTINUA-

Tratta dal Ciondolarum – Le prime Testimonianze sui Ciondolatori


giovedì 16 aprile 2009

C'è chi vorrebbe credere nelle favole...



















"...e arrivò il principe azzurro in sella al suo cavallo bianco, salvò la damigella, la portò al castello, e vissero per sempre felici e contenti.."

Il classico finale di una classica favola vecchio stile.
...Quanti di voi vorrebbero credere nelle favole?
sarò sincero, io non sono tra quelli; io credo che possa esistere il Principe Azzurro, credo che possa esistere la Damigella da salvare, ma so anche che non è così facile, so che la bellezza della vita sta nel conquistarsi le cose...

Vedere le persone a cui si vuole bene soffrire è quasi sempre peggio che se a soffrire fossimo noi stessi, ma la vita, per quanto bella e incredibile, non è una favola, e molte volte, tante volte, quello che credevamo fosse il principe azzurro non era altri che un impostore, mentre il servo a cui non davamo importanza si è rivelato essere il nostro protettore...

Però, come nelle fiabe, ognuno di noi ha un ruolo da vivere, perchè ci sia il buono deve esserci un cattivo, perchè ci sia un bel finale deve esserci un'avventura...prima o poi tutti si tolgono i finti vestiti che hanno addosso, e si rivelano per quello che sono veramente..cosa fare quando succede?
..non sono di certo io ad avere la risposta a questa domanda, so solo che non si può scappare, che voltarsi non risolve i problemi, semplicemente gli permette di seguirti..

Però una cosa posso dirvela: tanti mi hanno detto che è inutile essere sempre felici, è inutile cercare di non rattristarsi mai...vi dirò che hanno ragione, è vero, perchè soffrire ogni tanto fa bene...eppure so anche che cercare di sorridere anche nei momenti bui fa ancora meglio, provarci è già una vittoria per noi stessi, è un piccolo passo verso il castello della damigella, è un lenzuolo in più che abbiamo cucito da gettare al nostro cavaliere per farlo salire...

Forse sono solo un sognatore, un sognatore che non crede nella favole...un sognatore che crede nella vita...

giovedì 9 aprile 2009

L’eco del tempo




Un quadrante. Tre lancette. Dodici numeri. Un lento e costante ticchettio per regolare ogni nostra giornata.
Un veloce sguardo a questo strumento tanto piccolo quanto potente e sappiamo cosa fare e dove.

Come la pioggia cade indistintamente su giusti ed ingiusti, così il tempo non si ferma ne per i buoni ne per i cattivi, accarezza ognuno di noi, prima con tocco leggero per poi farci sentire la sua mano sempre più pesante per ogni giorno vissuto.

I secondi scorrono inesorabili, inutile chiedergli di fare una sosta. Come instancabili operai costruiscono senza mai fermarsi l’autostrada della storia di ognuno di noi, lungo sentiero costellato di sogni, paure e speranze a volte affossate in qualche buca del duro manto di cemento, altre in fase di costruzione e da raggiungere.

Basta voltarsi per vedere la altre strade correre in parallelo alla nostra, alla nostra sinistra si staglia un’enorme grattacielo che sembra voglia sfidare il cielo, è pieno di uffici e impiegati dediti al lavoro.
Incuriositi vogliamo lo sguardo a destra: una villetta modesta, circondata da un allegro giardinetto con uno scivolo per bambini, di fronte a casa si nota una familiare parcheggiata in maniera vistosamente frettolosa.

Ma ora bisogna guardare avanti, se non si sta attenti si rischia di perdere dei pezzi, e trovarsi, prima o poi, a voltarsi e trovarsi dinnanzi ad un puzzle cui manca l’ultimo tassello centrale.
Cosa costruiremo nella nostra strada?
Una casa?
Un grattacielo?
O semplicemente un’infinità di uscite da poter visitare?

Il tempo scorre, equo sostenitore di ogni avventore che si addentri nel mondo, crea e distrugge senza discriminare.
L’unica sua voce un flebile rumore meccanico nostro perenne compagno di viaggio.

Non esiste posto in cui il suo eco non ci raggiunga, ci segue come ombra della nostra vita.